Luoghi comuni

Posted: Aprile 6th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Luoghi comuni

Tutti noi siamo nati e cresciuti in questo mondo di supermercati e banche, caserme e tribunali, dove fare la fila e chiedere permesso. Ma siamo davvero convinti che sia il solo possibile? Si direbbe di sì, se si considera la reazione provocata da chi sfida certi luoghi comuni.

Se qualcuno mette in dubbio la necessità dello Stato, ad esempio, viene sospettato di volere stupri ed omicidi ad ogni angolo della strada. Eppure una organizzazione sociale basata sull’autonomia e la responsabilità dei singoli individui favorirebbe una diminuzione dei “delitti”, non un loro incremento. Inoltre l’assenza delle forze dell’ordine spingerebbe le persone ad imparare a difendersi da sé, non a rimanere in balìa del sopruso. Infine, lo Stato non può impedire comunque il verificarsi di simili atti, al massimo cercare di punirli (sempre che a compierli non siano i suoi stessi uomini).

Se qualcuno mette in dubbio la necessità del lavoro, viene deriso per voler vivere sdraiato in attesa che un frutto maturo gli cada in bocca dall’albero. Eppure il lavoro non è sinonimo di attività umana, così come Stato non è sinonimo di organizzazione sociale. Il lavoro è lo sfruttamento dell’attività umana, la sua riduzione a produzione di merci e servizi. Il lavoro non viene quasi mai scelto, si prende quello che viene offerto (fosse anche il più nocivo e insensato). Si producono merci scadenti e si prestano servizi mediocri per conto di qualcun altro. Si fatica solo per ottenere denaro con cui comprare merci scadenti e pagare servizi mediocri. Lavoro è il nome dato all’attività umana quando ci si prostituisce all’economia di mercato pur di sopravvivere.

Se qualcuno mette in dubbio la necessità di centrali a carbone e gasdotti, di parchi eolici o solari, viene accusato di voler far morire gli ammalati negli ospedali o voler far vivere i sani nel disagio. Eppure l’energia necessaria all’essere umano per vivere (anche bene) è una minima parte di quella prodotta, la cui stragrande maggioranza serve solo per fare affari, fare politica, fare guerre.

Non abbiamo bisogno dello Stato, possiamo auto-organizzarci senza venire organizzati da altri. Non abbiamo bisogno del lavoro, possiamo costruire e creare senza dover produrre per conto di altri. E non abbiamo bisogno di enormi quantità di energia, possiamo vivere senza dover saccheggiare e devastare il pianeta che ci ospita.

La sola cosa da fare è uscire dai luoghi comuni.


Tilt numero 2

Posted: Aprile 6th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Tilt numero 2

È uscito il nuovo foglio

In questo numero:

• Luoghi comuni

• L’anima e gli ingegneri

• Il loro mestiere

• Il proprio dovere

• Unità di misura

• Il grigiore dei giorni nostri

• Il lavoro è un ricatto

• Frammenti


Plogoff, des pierres contre des fusils

Posted: Aprile 3rd, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Plogoff, des pierres contre des fusils

di Nicole Le Garrec (1980) 

Plogoff, Comune della Bassa Bretagna, che nel febbraio 1980 segnò la storia dell’atomo francese ribellandosi contro la costruzione di una centrale nucleare prevista sul proprio territorio, di fronte all’Atlantico.

Per sei settimane l’intera popolazione di pescatori e contadini (donne, uomini, anziani, bambini) si sollevò dal basso per respingere ciò che dall’alto veniva considerato ineluttabile, respingendo prima le guardie mobili della gendarmeria e poi le truppe di paracadutisti inviate dal governo centrale.

Nicole Le Garrec e il marito Félix decisero di filmare le gioie e le violenze di quella lotta a cui presero parte, la resistenza alle imposizioni della società moderna di una intera popolazione legata alla propria terra.

Proiezione: Venerdì 6 aprile alle 20,30 presso TILT


Incontriamoci a Cosenza

Posted: Aprile 2nd, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Incontriamoci a Cosenza


Het verraad van de techniek [Il tradimento della tecnica]

Posted: Marzo 26th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Het verraad van de techniek [Il tradimento della tecnica]

 di Jan van Boeckel (1992) 

All’inizio degli anni 90 una troupe olandese della ReRun Production si reca a casa di Jacques Ellul, uno dei primi critici della tecnica. Per cinque giorni il regista van Boeckel intervista il filosofo e teologo francese, autore di un’opera che esamina come la tecnica abbia plasmato ogni aspetto della società. Essa infatti non può più essere assimilata ad un insieme di macchine, metodi e strumenti, essendo ormai diventata il fattore dominante del mondo occidentale, ciò da cui dipende tutto il resto. Non più mezzo intermediario fra umanità e natura, la tecnica è diventata l’ambiente stesso in cui l’essere umano deve vivere. «La tecnica ci costringe ad andare sempre più veloci. Non si sa dove si stia andando. La sola cosa che conta è la velocità».

Seppur pessimista, Ellul invita a ribellarsi ad ogni fatalismo. Le sorprendenti parole finali di questo documentario, quelle con cui vengono liquidati definitivamente partiti e movimenti – in quanto si può porre fiducia solo in piccoli gruppi di individui consapevoli – spiegano forse il motivo per cui il filosofo francese sia stato considerato fonte di ispirazione da un certo Theodore Kaczynski.

Proiezione: Venerdì 30 marzo alle 20,30 presso TILT


Fuori servizio

Posted: Marzo 21st, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Fuori servizio

I giornali hanno scritto tre, il direttore della ditta che li gestisce ha parlato di una decina sparsi per la città. Ma la contabilità ha poca importanza riguardo al numero esatto di parchimetri che sono stati bloccati un paio di giorni fa per le vie di Lecce. La cosa rilevante è il messaggio lasciato su qualcuno di quei parchimetri: «contro Tap bloccare tutto».

Dai vertici dell’azienda che gestisce i succitati parchimetri hanno fatto sapere di non avere nessun collegamento con Tap e la realizzazione del gasdotto nel Salento. Buon per loro. Ma a parte il fatto che sabotare il meccanismo di estorsione legale che viene richiesto per lasciare la propria auto in sosta sarebbe cosa sacrosanta già di per sé (i parcheggiatori abusivi vengono perseguiti, ed hanno prezzi decisamente più economici…), ciò che sembra importante è il messaggio: bloccare tutto, appunto.

È un messaggio già emerso in più riprese: coi blocchi degli espianti degli ulivi, coi blocchi stradali in città, col blocco della zona commerciale prima delle festività natalizie… sembra quasi che per naturale movimento, o per cause di forza maggiore, la lotta contro Tap stia subendo uno spostamento dal centro alla periferia. In effetti potrebbe essere un buon suggerimento: se non riusciamo a bloccare i lavori al cantiere, possiamo provare a paralizzare tutto il mondo attorno ad esso.


Commedia triste

Posted: Marzo 20th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Commedia triste

In effetti venerdì 16 marzo a Lecce è andata in scena una certa commedia. Decine di uomini (e qualche donna) delle forze dell’ordine a dare bella mostra di sé, a ostentare la loro forza. Quasi a marchiare il territorio e ad affermare che no, quel territorio non è libero, e quelle numerose divise sono lì a fungere da monito. Rappresentazione statale di quel monopolio della violenza già descritto secoli or sono. Ma quel tentativo di deterrenza, quel controllo, quella mancanza di libertà non si manifestano solo con l’onnipresenza della polizia. Ci accompagnano per tutta la vita attraverso le istituzioni e i suoi apparati. La scuola ad esempio, cos’è o cos’è diventata se non un luogo di disciplina al lavoro e all’organizzazione sociale. E la cultura? Chi ne può fruire? E con quali contenuti? Di certo non appartiene a tutti e lo sarà sempre meno data la tendenza all’appiattimento culturale in atto, ben orchestrato e voluto al fine di evitare qualsiasi coscienza critica.

La Lecce bene presa male che ogni tanto si sveglia dal suo torpore per delle scritte sui muri è davvero una commedia di cattivo gusto. Non fa ridere, non fa piangere. Semplicemente conferma quel perbenismo e bigottismo provinciale che la contraddistingue. “Muri puliti, popoli muti”, affermava proprio una scritta su un muro qualche tempo fa. Forse ridestare le coscienze in questo mondo anestetizzato è impresa ardua, anche quando una nocività terribilmente impattante come un gasdotto rischia di mutare e danneggiare definitivamente il luogo in cui si abita. Allora mettere i bastoni tra le ruote a questa nocività e a questo mondo non può che essere la via da intraprendere.