Che stiano tornando?

Posted: Aprile 26th, 2019 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Che stiano tornando?

“Passeggiate del tubo”. È così che vengono chiamate le escursioni che alcuni organizzano per far vedere ad altri il percorso che il gasdotto Tap dovrà percorrere lungo il territorio salentino, per arrivare dall’approdo alla centrale di depressurizzazione, e poi da questa al raccordo Snam nazionale, percorrendo ulteriori 55 chilometri.

Una di queste passeggiate è stata organizzata anche il giorno di pasquetta. Dopo una opportuna intervista di rito con una tv locale, quindi, il Portatore Sano di Notizie Scientifiche ha guidato un manipolo di Aspiranti Conoscitori della Verità lungo l’area di cantiere di Tap che passa proprio a ridosso della masseria dove si svolgeva la pasquetta, spiegando loro, presumibilmente, con termini appropriati e forbiti, e dall’alto delle sue competenze scientifiche, che la recinzione che avevano davanti agli occhi era una recinzione, la quale delimitava un’area di cantiere che era proprio un’area di cantiere, lungo cui dovrà passare un tubo d’acciaio, al cui interno dovrà poi scorrere del gas.

Una volta rientrati gli escursionisti, qualcun altro andava a verificare con i suoi occhi e si rendeva conto che sì, in effetti quella recinzione era una recinzione, ma solo fino ad un certo punto… Sì, perché percorsi qualche centinaio di metri, quella recinzione era stata divelta dal terreno, e non solo divelta, ma si poteva notare che era stata accartocciata, tagliata, resa inservibile, e questo per diverse centinaia di metri e lungo i due lati che delimitavano l’area di cantiere. Una bella sorpresa, insomma, gradevole anche alla vista che, da un certo punto in poi, spaziava libera sui prati di margherite, senza una bruttura d’acciaio che ostruisse la visuale.

Un pensiero si insinua nella testa. Vuoi vedere che in giro c’è anche qualcun altro che fa le passeggiate del tubo, ma animato da ben più nobili e pratiche intenzioni? In fondo non sarebbe una cattiva idea: ci sono chilometri e chilometri di area in via di cantierizzazione, e con la bella stagione tanta gente in giro con la voglia di passeggiare in campagna. Basterebbe avere con sé pochi ed elementari attrezzi, un pizzico di fantasia e un po’ di voglia di giocare…

Torna in mente il primo periodo della lotta contro Tap, esattamente due anni fa, quando le creature fantastiche della campagna uscivano di notte e chiudevano i vigilanti nei cantieri, ne smontavano le recinzioni, ergevano barricate, tendevano imboscate… Ecco, è nuovamente a loro che corre il pensiero, a questi esseri giocosi e dispettosi, sempre pronti a cavalcare un arcobaleno o tirare la coda ai cavalli.

Che stiano tornando?


manifesto

Posted: Febbraio 5th, 2019 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su manifesto

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Di luce propria

Posted: Gennaio 27th, 2019 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Di luce propria

Un incontro di due giorni a Lecce dal 9 al 10 marzo 2019.

Per chi avverte l’urgenza di iniziare a riflettere su alcune questioni di fondo: a cosa serve veramente l’Energia? Quali sono i motivi che ci spingono ad opporci al suo sfruttamento? Se il naufragio sociale necessita della continua depredazione del vivente, perché dovremmo tentennare timorosi all’idea di tagliare l’energia a questa civiltà?

Per affrontare pubblicamente tali discussioni abbiamo deciso di prendere questo appuntamento. Non con esperti e scienziati convinti che la fissione dell’atomo sia l’ovvia conseguenza della scoperta del fuoco, o con attivisti che confondono una lotta autonoma con una protesta civica, ma con individui che avvertono anche solo istintivamente che la Megamacchina vada fermata, non riprogrammata, e che non saranno le petizioni a poterlo fare. E poiché non abbiamo lezioni da impartire a platee mute, sentiamo l’esigenza di attizzare preventivamente le scintille del pensiero e della fantasia.

Abbiamo quindi realizzato un opuscolo (che si può qui scaricare nelle due versioni – per la lettura e per la stampa – affinché venga liberamente diffuso) che raccoglie alcuni scritti inerenti una questione che riguarda tutti, con l’auspicio che la loro lettura possa offrire spunti di riflessione (precisazioni, aggiunte, critiche, approfondimenti) in vista dell’incontro.

per contatti: dilucepropria@riseup.net

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L’industria eolica francese sotto tiro

Posted: Gennaio 5th, 2019 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su L’industria eolica francese sotto tiro

A Limouzinière (Loire-Atlantique) nella notte fra mercoledì e giovedì 3 gennaio 2019, verso mezzanotte, il motore di una turbina eolica industriale è stato distrutto da un incendio. La navicella a 80 metri da terra ha preso fuoco, ma non è stato l’unico elemento colpito: anche le pale della turbina eolica così come la parte appena sotto la navicella sono state avvolte dalle fiamme. «Possiamo già dire che i danni ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro», ha valutato il vice direttore generale di Engie Green, che gestisce tre delle sei turbine del sito.
Le turbine eoliche industriali sono in genere dotate di sistemi di allarme a distanza. Engie Green, che ne gestisce 750 in tutto il paese, ha situato a Châlons-en-Champagne il suo centro di monitoraggio a distanza, il quale riceve di continuo «tutti i dati e tutti gli allarmi» (24 ore su 24, 7 giorni su 7). Tra l’inizio di un incendio e l’attivazione dell’allarme, esiste per fortuna un ritardo di diverse decine di lunghi minuti — il tempo che il fuoco compia la sua opera e la turbina eolica si fermi — e ad esempio, nel caso di Limouzinière, sono stati i residenti ad avvertire i pompieri.
Se per il momento le autorità, per non dare cattive idee, hanno classificato come «sconosciute» ed «oscure» le cause di questa distruzione incendiaria, si può rimarcare comunque che secondo il database istituzionale Aria ci sono stati finora solo 18 casi di incendi dal 2003 su oltre 10.000 turbine eoliche installate fino ad oggi in Francia. Ad eccezione dei fulmini da cui sono protette o delle tempeste, per la maggior parte sono stati «atti dolosi» a privare questo mondo dell’essenza di cui ha disperatamente bisogno. A meno di credere nel miracolo della combustione spontanea o di pensare che una turbina eolica possa suicidarsi, e tra l’altro proprio verso mezzanotte…
Il giorno dopo in un posto chiamato Rouvray, a Lanouée vicino a Ploërmel (Morbihan), nella notte da giovedì a venerdì 4 gennaio 2019, verso l’1 del mattino, questa volta è andato in fumo il trasformatore elettrico da 20.000 volt appartenente alla compagnia Steag New energia e situato in un campo di 4 turbine eoliche. «La porta dell’edificio è stata scardinata ed è scoppiato un incendio all’interno causando danni», secondo il giornale locale, causando l’arresto totale di tutte le turbine eoliche. Ancora una volta l’incendio viene definito «sospetto», in modo da non dare cattive idee su come privare questo mondo dell’elemento di cui ha disperatamente bisogno. Certamente il secondo curioso fenomeno di combustione spontanea o di suicidio di turbine eoliche in meno di 24 ore, e già che ci siamo verso l’una del mattino…
In questo inizio del nuovo anno 2019, con questi due piccoli calorosi miracoli di origine «sospetta» e «sconosciuta», la parte occidentale del paese ci tiene decisamente a giocarsi con fervore la sua reputazione di terra storica del cattolicesimo. A meno di fidarsi di un famoso filosofo di origine tedesca, il quale all’annuncio di questa buona notizia avrebbe dichiarato laconicamente: «Umano, troppo umano». Secondo i portavoce del potere, ovviamente…


Vomito cittadinista

Posted: Novembre 23rd, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Vomito cittadinista

Nessun cittadino può opporsi allo Stato. E su questo, come non essere d’accordo? Cittadino vuol dire essere amministrato, la proiezione del qualunquismo in cosa pubblica. Al cittadino non si evoca la riflessione e l’agire per le proprie idee, ma gli si impone di obbedire e di funzionare, proprio come una cosa. Per questo le lagne dei vari comitati che si oppongono al TAP, per il tradimento dei propri padrini pentastellati, e del movimento No TAV, sulla piazza torinese Sì TAV/Sì Lavoro (come dire Sì devastazione/Sì sfruttamento) dei padroni di Torino, fanno sbellicare dalle risate. Il referente è lo stesso sia per i contrari che per i sostenitori dell’alta velocità e del gasdotto: lo Stato, nella figure della sindaca Appendino o del ministro Lezzi. Risate amare, si intende. Come non vedere nella politica una protesi della costruzione di un gasdotto? Come non capire che ogni sindaco, ogni politicante e ogni essere che aspira ad una poltrona e al consenso di tutti sia ingranaggio di un mondo ad alta velocità? Con sacrilega commozione verso tutti i cittadinisti, nemici mortali di ogni tensione singolare, il TAV e il TAP non sono una svista numerica di costi e benefici dell’attuale organizzazione sociale. No, sono le conseguenze brutali di un mondo basato sul dominio. Ecco perché, anziché contarne e lamentarne gli effetti, cercando affetti politici dai papponi in cerca di voti, si dovrebbe iniziare ad indicarne e criticarne le cause nefaste.

I governi non possono accettare di arretrare sui progetti di dominazione: sanno benissimo che in gioco non c’è solo la costruzione di una galleria o di un gasdotto, ma l’intera credibilità di un intero sistema istituzionale. È per questo che uno stop imposto da un governo avrebbe il medesimo sapore della realizzazione del TAV e del TAP. «Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato», ed ecco che il motto di Mussolini andrebbe avanti. E allora, cosa pensare?

Partire da un dettaglio per mettere in discussione la totalità del nostro modo di sopravvivere. Non adeguarsi alle sceneggiate politiche per poter partecipare alla situazione, ma cercare di fomentare l’eccesso. Per poter sentire l’irreversibilità della distanza fra chi si oppone ad un progetto di morte e chi difende gli interessi dello Stato. Un intervento autonomo che rifiuti l’aspetto quantitativo, per conoscere altri possibili complici nella reciprocità di idee e di sogni. Sabotare le manovre dei leader, per tentare di intralciare i programmi dello Stato e qualunque condivisione politica come soli modi di stare insieme, perché dove esiste leaderismo c’è gerarchia e costruzione dell’autorità, perché nell’alternativa secca fra condivisione o Stato esiste altro.

Darsi alla poesia dell’ignoto piuttosto che ad una dottrina politica perché la diversità di linguaggio non è una semplice divergenza di segni e di musicalità, ma è una differenza esistenziale di come guardare il mondo. Basta politica, che sia di piazza o di Parlamento, di movimento o dei cittadini, ponendo fine anche alla politica autonoma o libertaria. Per incontrarsi verso tutti quei NO che non necessitano di applausi e di consenso, ma che invitano singolarmente e collettivamente ad attaccare con le parole e con gli atti. Tanto alla luce del sole, come al buio della luna.

A.L.L.A. Deriva

[Frangenti N°32 STAMPA, 23/11/18]


Una nota di colore

Posted: Novembre 18th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Una nota di colore

Finalmente un po’ di colore è arrivato a rallegrare, nuovamente, la lotta contro Tap, a strapparla dal grigiore in cui da tempo pareva essere sprofondata in maniera irrimediabile. Un grigiore fatto di carte bollate, elezioni, ricorsi, denunce e fiducia smisurata nella magistratura, la sola in cui ormai, dopo il cosiddetto “tradimento” dei politicanti a 5 stelle, sembra essere riposta la speranza di buona parte degli oppositori a Tap per bloccare l’opera.

Non sappiamo se quelle uova riempite di nero che hanno colpito la sede leccese del Movimento 5 stelle siano state lanciate perché considerati, appunto, dei traditori, ed in fondo si tratta di una fatto abbastanza insignificante; ma la cosa interessante è un’altra. La cosa importante è che qualcuno ha cominciato a vedere il movimento grillino esattamente per quello che è: un partito politico come tutti gli altri, capace di mentire e reprimere proprio come ogni altro partito nel momento in cui si trova a gestire il potere.

In fondo quelle uova sarebbero dovute arrivare già molto tempo fa. Avrebbero dovuto colpire i grillini già quando partecipavano alle manifestazioni, reggendo gli striscioni e dialogando cordialmente con gli esponenti No Tap che ora si sentono presi in giro e che, contrariamente a qualche esponente a 5 stelle, non hanno fatto ammenda per la loro mal riposta fiducia e non hanno ammesso che in fondo, quei parlamentari che li hanno “traditi”, sono proprio ciò che si meritano.

Quelle poche uova colorate arrivate oggi possono essere considerate una sorta di democratica par condicio se, come qualcuno ha fatto notare, finora erano state imbrattate le sedi del PD. Una par condicio che dovrebbe trasmettere un messaggio fin troppo banale, e cioè che i partiti e i politicanti sono tutti uguali, e non bisognerebbe mai affidarsi a loro per ottenere qualcosa.

Dovremo aspettare che la magistratura stabilisca che non c’è nulla di illegittimo e dia il via libera alla prosecuzione dell’opera, affinché le prossime uova colpiscano questa e i suoi uomini, o per una volta sapremo anticipare i tempi, senza attendere e piagnucolare per l’ennesimo “tradimento”?


Attaccare la corrente

Posted: Ottobre 4th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Attaccare la corrente
Nella notte fra il 31 maggio ed il 1 giugno, sulle colline di Marsanne (dipartimento della Drôme, Francia), due pale eoliche vengono date alle fiamme da alcuni refrattari all’ordine presente: questo era solo l’ultimo di una serie di attacchi all’energia avvenuti nell’arco di poche settimane, provocando ingenti danni.
Perché colpire l’eolico e non, ad esempio, il vituperato nucleare? Perché fare un attacco alla cosiddetta sostenibilità, tanto cara a verdi, democratici e ambientalisti?
Questa azione esprime un rigetto radicale del sistema energetico in toto, andando a colpire uno dei nodi fondamentali per il progresso: le cosiddette energie rinnovabili. Al fabbisogno energetico della megamacchina, cioè produzione, leggi e rapporti di potere che la sostengono, si produce una razionalizzazione che è fondamento dell’evolversi di questo esistente. L’insostenibilità delle vecchie forme di produzione di energia non sono solo una minaccia ad ogni forma di vita, ma anche all’aumento di produttività energetica fondamentale al sistema di dominio per sopravvivere. Perché un ambiente inquinato, sottoposto ad un continuo sfruttamento, finirà per risultare sempre meno proficuo e nel tempo richiederà un numero maggiore di mezzi per diversamente configurare ciò che ha lo stesso fine.
Per questo è necessario rivolgersi ad altre fonti, che hanno inoltre la potenzialità di essere sviluppate in modo decentrato e diffuso, così che ogni nodo della rete energetica risulti più indipendente.
Perché possa esistere il nucleare o le miniere di carbone è necessario uno sviluppo di queste nuove forme di energia che andranno ad alimentare le sempre più sofisticate macchine necessarie all’ottimizzazione delle centrali.
Il mito della sostenibilità è un grazioso prato verde che ricopre una discarica di scorie radioattive. Necessario così che la passeggiata serale del bravo cittadino non venga disturbata dalla vista della merda prodotta dal mondo in cui sopravvive. Se si vuole scavare fino in fondo per eliminare tutto ciò che c’è di nocivo in questo mondo, è anche necessario calpestare e deturpare quell’odioso prato verde e regolare che piace molto ai sostenitori di una normalità regolamentata, dei gendarmi della decrescita felice, dalla sostenibilità solo apparente.
Frangenti n. 29, 3 Ottobre 2018

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