Sabotare l’energia

Posted: Marzo 15th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Sabotare l’energia

La questione energetica fa senz’altro parte oggi come ieri dei punti sensibili del dominio. Dopo il recupero negli anni 80 delle lotte antinucleari in Francia e in Germania (ma anche in Svizzera e in Italia) per dissolverle in un nuovo capitalismo verde che dissemina pale eoliche e pannelli solari, pur avendo conservato d’altronde centrali a carbone e nucleari, è tempo di reinterrogarsi su cosa serva tutta questa energia, e quale modello di società essa sottenda.

Se abbiamo scelto di tradurre una ventina di testi attorno alla lotta contro il gasdotto TAP nel Sud Italia, è perché ci sembra importante difenderne la dimensione internazionalista (Né qui, né altrove!), ma anche perché una parte dei compagni e delle compagne che partecipano sul posto portano un contenuto offensivo e modi di autorganizzazione che potrebbero pur ispirarci a Bure come a Notre-Dame-des-Landes. Lungi dalla composizione politica, dal localismo  e dalla sua difesa di un ambiente incantevole, o anche dal cittadinismo indignato contro un «progetto inutile», hanno infatti elaborato nel corso del tempo delle riflessioni e delle proposte che intendono da un lato approfondire questa lotta parziale verso una critica in sé dell’energia (il suo uso, i suoi falsi bisogni e le sue strutture), e dall’altro sperimentare metodi di autorganizzazione verso una conflittualità permanente con un esistente mortifero.

Una lotta di questo tipo non è beninteso mai omogenea, e comporta anche momenti di conflitto più intensi di altri. Nella primavera del 2017 è stato il trapianto di 200 ulivi fuori dalla zona del cantiere a scatenare le passioni, con blocchi di strade, scontri con la sbirraglia, e anche qualche attacco incendiario. È stata anche l’occasione agognata dai politicanti di ogni genere di accorrere da ogni dove per tentare di recuperare e di riportare sui binari istituzionali una rivolta che assumeva talvolta gli accenti di rabbia più incontrollabili e spontanei. Poi, è stata decretata una zona rossa dal potere, con tutto ciò che ne consegue (occupazione poliziesca, controllo del paese di Melendugno, repressione più estesa), e la lotta è ridiventata un po’ più atona.

Mentre il cantiere dell’ultimo troncone è stato da poco avviato e il progetto è già in corso d’opera altrove (Grecia e Albania), resta molto da fare per porre fine a questa nocività. Come hanno scritto di recente alcuni compagni del posto, nel 2017 «Tap è andata avanti coi lavori senza che quella determinazione iniziale tornasse ad essere incisiva, ma nulla è ancora perduto. Saremo ancora capaci di lasciarci alle spalle la politica e le carte bollate? Saremo ancora capaci di opporci concretamente e con coraggio? Saremo ancora capaci di invertire la rotta? Provarci è il minimo che si possa fare».

Questa piccola pubblicazione è quindi anche una proposta. Per estendere la lotta contro il TAP oltre le frontiere, ed offrire anche ad altri la possibilità di contribuire ad invertire la rotta.

Alcuni senza patria