Vomito cittadinista

Posted: Novembre 23rd, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Vomito cittadinista

Nessun cittadino può opporsi allo Stato. E su questo, come non essere d’accordo? Cittadino vuol dire essere amministrato, la proiezione del qualunquismo in cosa pubblica. Al cittadino non si evoca la riflessione e l’agire per le proprie idee, ma gli si impone di obbedire e di funzionare, proprio come una cosa. Per questo le lagne dei vari comitati che si oppongono al TAP, per il tradimento dei propri padrini pentastellati, e del movimento No TAV, sulla piazza torinese Sì TAV/Sì Lavoro (come dire Sì devastazione/Sì sfruttamento) dei padroni di Torino, fanno sbellicare dalle risate. Il referente è lo stesso sia per i contrari che per i sostenitori dell’alta velocità e del gasdotto: lo Stato, nella figure della sindaca Appendino o del ministro Lezzi. Risate amare, si intende. Come non vedere nella politica una protesi della costruzione di un gasdotto? Come non capire che ogni sindaco, ogni politicante e ogni essere che aspira ad una poltrona e al consenso di tutti sia ingranaggio di un mondo ad alta velocità? Con sacrilega commozione verso tutti i cittadinisti, nemici mortali di ogni tensione singolare, il TAV e il TAP non sono una svista numerica di costi e benefici dell’attuale organizzazione sociale. No, sono le conseguenze brutali di un mondo basato sul dominio. Ecco perché, anziché contarne e lamentarne gli effetti, cercando affetti politici dai papponi in cerca di voti, si dovrebbe iniziare ad indicarne e criticarne le cause nefaste.

I governi non possono accettare di arretrare sui progetti di dominazione: sanno benissimo che in gioco non c’è solo la costruzione di una galleria o di un gasdotto, ma l’intera credibilità di un intero sistema istituzionale. È per questo che uno stop imposto da un governo avrebbe il medesimo sapore della realizzazione del TAV e del TAP. «Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato», ed ecco che il motto di Mussolini andrebbe avanti. E allora, cosa pensare?

Partire da un dettaglio per mettere in discussione la totalità del nostro modo di sopravvivere. Non adeguarsi alle sceneggiate politiche per poter partecipare alla situazione, ma cercare di fomentare l’eccesso. Per poter sentire l’irreversibilità della distanza fra chi si oppone ad un progetto di morte e chi difende gli interessi dello Stato. Un intervento autonomo che rifiuti l’aspetto quantitativo, per conoscere altri possibili complici nella reciprocità di idee e di sogni. Sabotare le manovre dei leader, per tentare di intralciare i programmi dello Stato e qualunque condivisione politica come soli modi di stare insieme, perché dove esiste leaderismo c’è gerarchia e costruzione dell’autorità, perché nell’alternativa secca fra condivisione o Stato esiste altro.

Darsi alla poesia dell’ignoto piuttosto che ad una dottrina politica perché la diversità di linguaggio non è una semplice divergenza di segni e di musicalità, ma è una differenza esistenziale di come guardare il mondo. Basta politica, che sia di piazza o di Parlamento, di movimento o dei cittadini, ponendo fine anche alla politica autonoma o libertaria. Per incontrarsi verso tutti quei NO che non necessitano di applausi e di consenso, ma che invitano singolarmente e collettivamente ad attaccare con le parole e con gli atti. Tanto alla luce del sole, come al buio della luna.

A.L.L.A. Deriva

[Frangenti N°32 STAMPA, 23/11/18]


Una nota di colore

Posted: Novembre 18th, 2018 | Author: | Filed under: Energia | Commenti disabilitati su Una nota di colore

Finalmente un po’ di colore è arrivato a rallegrare, nuovamente, la lotta contro Tap, a strapparla dal grigiore in cui da tempo pareva essere sprofondata in maniera irrimediabile. Un grigiore fatto di carte bollate, elezioni, ricorsi, denunce e fiducia smisurata nella magistratura, la sola in cui ormai, dopo il cosiddetto “tradimento” dei politicanti a 5 stelle, sembra essere riposta la speranza di buona parte degli oppositori a Tap per bloccare l’opera.

Non sappiamo se quelle uova riempite di nero che hanno colpito la sede leccese del Movimento 5 stelle siano state lanciate perché considerati, appunto, dei traditori, ed in fondo si tratta di una fatto abbastanza insignificante; ma la cosa interessante è un’altra. La cosa importante è che qualcuno ha cominciato a vedere il movimento grillino esattamente per quello che è: un partito politico come tutti gli altri, capace di mentire e reprimere proprio come ogni altro partito nel momento in cui si trova a gestire il potere.

In fondo quelle uova sarebbero dovute arrivare già molto tempo fa. Avrebbero dovuto colpire i grillini già quando partecipavano alle manifestazioni, reggendo gli striscioni e dialogando cordialmente con gli esponenti No Tap che ora si sentono presi in giro e che, contrariamente a qualche esponente a 5 stelle, non hanno fatto ammenda per la loro mal riposta fiducia e non hanno ammesso che in fondo, quei parlamentari che li hanno “traditi”, sono proprio ciò che si meritano.

Quelle poche uova colorate arrivate oggi possono essere considerate una sorta di democratica par condicio se, come qualcuno ha fatto notare, finora erano state imbrattate le sedi del PD. Una par condicio che dovrebbe trasmettere un messaggio fin troppo banale, e cioè che i partiti e i politicanti sono tutti uguali, e non bisognerebbe mai affidarsi a loro per ottenere qualcosa.

Dovremo aspettare che la magistratura stabilisca che non c’è nulla di illegittimo e dia il via libera alla prosecuzione dell’opera, affinché le prossime uova colpiscano questa e i suoi uomini, o per una volta sapremo anticipare i tempi, senza attendere e piagnucolare per l’ennesimo “tradimento”?